
Domande e risposte
Associazione
Il nome “9 fields” (9 campi) deriva da quello della scuola di Patrick Kelly “9 clouds” (9 nuvole). Il 9 si riferisce ai livelli “di energia” o del cammino interiore: 3 livelli ognuno con 3 sottolivelli per un totale di 9.
Esattamente.
Dei 9 livelli il terzo e quarto e sesto e settimo sono molto vicini quindi spesso vengono “accorpati”. Ma si tratta solo di modelli e come ogni modello è impreciso, va utilizzato solo finché utile per poi essere abbandonato.
Premettiamo ancora una volta che si tratta solo di modelli. [tratto liberamente da una dispensa di Patrick Kelly] Il livello esterno è lo zero. I livelli interni sono 3:
1. Corporeo profondo (Eterico, Jing, Terra)
2. Emozionale profondo (Astrale, Qi, Uomo)
3. Mentale profondo (Celestiale, Shen, Cielo)
Ogni livello a sua volta è composto da 3 sottolivelli per un totale di 9. Per un lungo periodo saremo impegnati con il primo quindi è importante approfondirlo. Il livello del corpo profondo appare quando la mente superficiale viene chiusa o nello stato di sonno parziale del momento del risveglio o del momento dell’addormentamento. Esso è composto dai seguenti sottolivelli:
1. movimenti: onde di movimenti percepite dai sensori delle giunzioni e degli stati muscolari (contrazione e rilascio)
2. forze: onde di pressione e stretching percepite dai sensori di pressione e stati muscolari (stretch)
3. energia: onde di mente e energia percepite attraverso i sensori di pressione e calore (pienezza e “calore interno”)
Per ogni livello non meno di 7 anni, ma ovviamente dipende dall’intensità e qualità della pratica.
Circa 7 è il numero di anni necessario per la rigenerazione totale delle cellule del corpo. Alcune si rigenerano in minuti, altre in giorni, altre in anni. Il ciclo più lungo è di circa 7 anni quindi dopo tale periodo abbiamo un corpo “nuovo”. Se gli sforzi sono diretti con la giusta intenzione e consapevolezza può essere “nuova” anche la “qualità” racchiusa dalle cellule.
Ogni scuola è un cellula indipendente e non c’è alcun ruolo tra i vari allievi di Patrick. Comunque riconosciamo in Ronnie Popper il nostro punto di riferimento in Italia e siamo particolarmente legati alla sua scuola Daomoon. Con cadenza circa mensile frequentiamo i seminari tenuti presso tale scuola.
Taiji
La tradizione orale afferma che il Taiji sia stato creato più di 750 anni fa dal saggio Daoista Zhang Sanfeng (Chang San-Feng), come un metodo pratico per ottenere l’immortalità attraverso la coltivazione del Qi (Chi) o energia interna. I suoi principi sono quelli riassunti 2.500 anni fa dal saggio Laozi (Lao Tzu), il fondatore del Daoismo (Taoismo), nel suo libro Dao De Jing (Tao Te Ching) e espressi migliaia di anni prima nel libro del Yi Jing (I Ching). [InfDao]
Tradizionalmente Il Taiji ha tre ragioni d’essere:
1. come esercizio fisico che va oltre lo sviluppo di velocità, forza e resistenza;
2. come arte marziale dove il cedere è il principio centrale e la forza aggressiva torna all’aggressore;
3. come un sistema di sviluppo psicologico e spirituale centrato sui concetti di naturalezza, equilibrio che oltrepassa tutti i concetti.
Utilizzando il raffinamento del corpo, dell’energia (Qi) e della mente (Yi/Xin), il Taiji conduce da uno stato “di quotidianità” a una posizione di forza interna, calma interna e comprensione interna. [InfDao]
Sicuramente il terzo: lo sviluppo interiore e spirituale. I benefici fisici e salutistici sono in pratica un effetto collaterale.
Si parte, tramite appositi esercizi, con lo spostare la consapevolezza e l’attenzione dai 5 sensi esterni ai 5 sensi interni (vedere gli articoli “Credere a quello che si vede?” e “La sensibilità“). Alcuni di questi non sono facilmente accessibili dalla mente superficiale altri sono accessibili solo dalla Mente Profonda.
La cura con la quale vanno eseguiti i dettagli degli esercizi non è fine a se stessa, ma serve per portare pian piano la mente oltre i limiti attuali. (Per un approfondimento sul tema si veda “Cenni sul processo del movimento (e sulla Via)“)
Sicuramente l’aspetto marziale nei secoli ha perso di importanza: oggi chiunque con una pistola è più forte di qualunque artista marziale. L’origine marziale dell’arte è ancora chiara, ma non alleniamo espressamente questo aspetto per dare maggior enfasi allo sviluppo interiore.
Crediamo che possa trovare benefici marziali solo chi pratica per decine di anni e con impegno (quindi in tempi molto più lunghi di altre arti marziali) o chi ha già una buona padronanza di un’arte marziale esterna e con il Taiji vuole raffinare le proprie capacità. Riteniamo che debba comunque essere preponderante l’interesse verso la pratica interna affinché si possano trovare benefici.
È l’utilizzo della forza elastica dei muscoli e dei tessuti. Dati gli sforzi necessari l’unico motivo “sensato” per volerla svilupparla è che ci obbliga a scendere in profondità con la mente perché la fase elastica dei muscoli è accessibile solo dalla Mente Profonda. Ovviamente tessuti elastici portano anche un gran beneficio alla salute, ma questo è quasi un effetto collaterale visto che servono anni di impegno prima iniziare a sperimentarla e ancor di più per raffinarla.
Il metodo
Esiste un solo autentico Taiji, un insieme di principi. Deviazioni umane hanno dato vita agli stile delle famiglie (Yang, Wu, Chen, ecc.) ognuno con i propri punti di forza e debolezze. I loro punti di forza sono dove esse seguono i principi e le loro debolezze dove deviano dai principi.
Noi enfatizziamo il movimento della vita (onda di torsione) dello stile Chen, la forza che avanza (onda trasversale di emissione) dello stile Yang, l’assorbire la forza del partner (onda di pressione verticale neutralizzante) dello stile Wu. Seguiamo il suggerimento del mio insegnante: “torna ai principi originali, prima che gli stili divergessero“. [9clouds]
Patrick Kelly è stato per 20 anni allievo diretto (l’unico occidentale ad entrare a farte parte del “cirolo interno”) di Huang Xingxian (Huang Sheng Shyan). Alla morte del Maestro Huang ha continuato ad approfondire il Taiji con Ma Yueliang (Ma Yueh-liang). Avendo sempre come principale interesse lo sviluppo spirituale contemporaneamente ha studiato per 14 anni con il Saggio Gnostico Sufi Naqshbandi Abdullah Dougan e per 30 anni con il Raja Yogi Mouni Maharaj di Rajasthan. Con tutti i Maestri ha lavorato fino alla loro morte. Su richiesta esplicita del Maestro Huang ha portato l’insegnamento del Taiji in occidente.
Il Maestro Huang Xingxian (Huang Sheng Shyan, 1910 -1992) è stato uno dei più noti e rispettati esponenti di arti marziali dello scorso secolo. Studiò prima lo stile della Gru Bianca (Lohanquan) con il Maestro Xie Zhongxian e dal 1947 Taiji con il Mestro Zheng Manqing (Chen Man Ching). Insegno a più di 10.000 allievi in Malesia e nel sud est asiatico. È bene noto nel mondo delle arti marziali per le sue eccezionali (e comprovate) qualità marziali. Meno noto è il fatto che il reale interesse del Maestro Huang nelle arte marziali non fosse l’aspetto esterno, ma il Dao stesso.
Questo in parte è inevitabile per qualsiasi insegnamento. Nel caso di Huang questo è ancor più vero per il fatto che il Maestro ha modificato l’insegnamento nel corso dei decenni da un Taiji più marziale ad uno sempre più “interno”. La vastità della Scuola suddivisa in decine di sedi nella vastissima area geografica del sud est asiatico ha reso complicato il passaggio delle modifiche. Molti degli istruttori hanno preferito semplicemente ignorarle continuando ad insegnare quello che avevano appreso anni prima. L’insegnamento di Patrick Kelly è quello degli ultimi 20 anni di vita del Maestro Huang.
Siamo certi che esistono altri tipi di scuola con metodi validi e altre che si discostano molto dai principi, ma ognuna ha la sua ragione di esistere.
In ogni caso non consigliamo a nessuno di cambiare insegnamento se l’attuale “fa al caso proprio” e permette ancora una evoluzione (in qualunque direzione si abbia interesse).
Le lezioni hanno tutte la stessa struttura;
– 5 esercizi di Master Huang Xingxian per il rilasciamento e affondamento
– forma lenta nella versione breve (37 di Master Cheng Manqing) e lunga (108 di Master Yang Chengfu) per la forza elastica
– 8 modelli di Tui Shou (lavoro a coppie) per la sensibilità
– meditazione finale; 8 sentieri ed altro
Inoltre dal terzo anno viene praticatala forma veloce codificata da Master Huang Xinxiang.

No, il programma è lo stesso sia per il principiante sia per il praticante con molti più anni di esperienza. Viene mantenuto “minimale” perché la pratica sia diretta verso la profondità piuttosto che verso l’estensione (accumulo di esercizi e forme).
Visto in profondità il programma è tutt’altro che ridotto, ma questo lo si può apprezzare solo praticando perché non solo si deve sapere “intellettualmente” come praticare, ma lo si deve “incorporare” in se stessi strato dopo strato e finché un dato livello non viene sufficientemente “digerito” quelli superiori possono rimanere solo a livello di mente superficiale (immaginazione).
Bisogna avere una chiara consapevolezza del proprio livello e di quello che si sta facendo (il singolo movimento) e una chiara intenzione di trasformare la propria pratica nella direzione suggerita dall’insegnante. La differenza tra quanto “desiderato” e quanto realmente “realizzato” crea una pressione che sviluppa l’intelligenza profonda del corpo.
Esattamente. Ad esempio il fatto che la forma (e ogni altro esercizio) sia così piena di dettagli interni crea una pressione che costringe ad utilizzare strati più profondi della mente. Anche la classe (praticare in gruppo) crea pressione e per questo è preferibile praticare in gruppo piuttosto che da soli. Quando ci sono dei blocchi la funzione dell’insegnate è quella di creare pressione per dissolverli. Ma la pressione più importante è quella che deriva da se stessi non dando mai per scontato di star facendo il movimento perfetto, ma cercando di migliorarlo continuamente in ogni momento.
Bene, questo significa che si sta ascoltando. Indipendentemente dal livello e dagli anni di pratica il pensare di star eseguendo l’esercizio in modo perfetto è sintomo di un problema, di un blocco che arresta i progressi.
È vero, prendiamo ad esempio “ogni parte del braccio raggiunge la linea delle spalle in momenti differenti”. Semplice da capire, ma virtualmente impossibile da fare. Lo scopo non è l’esecuzione perfetta, ma avere chiara l’intenzione di cosa si deve fare e la consapevolezza di quello che si sta realmente facendo. Come detto questo crea pressione e sviluppa l’intelligenza profonda del corpo. Detto in altri termini: ci si deve sempre più avvicinare all’ideale (come ad un asintoto) avendo chiaro in cosa ne siamo distanti.
Classi
Sì, non impediamo di frequentare una sola volta a settimana, ma avvisiamo che è troppo poco affinché la pratica possa produrre qualche risultato apprezzabile. In generale non siamo a conoscenza di nessuna disciplina con una qualche profondità per la quale abbia senso praticare una sola volta a settimana.
L’unico motivo valido per farlo è quello di iniziare a conoscere la disciplina e come viene insegnata per valutare se soddisfa le aspettative di quello che si cerca quindi se vale la pena di dedicare più risorse. Ovviamente questo solo per i primi mesi.
Consigliamo di non aggiungere altre attività, ma piuttosto di intensificare quella che già si pratica: sicuramente darà più benefici piuttosto che una lezione a settimana di Taiji.
A chi non segue nessuna pratica consigliamo di trovarne una per cui valga la pena di dedicare almeno 2 lezioni a settimana.
Il primo fattore di crescita è la qualità (intensità) con cui si pratica, ma ovviamente maggiore è il tempo di pratica e più veloci saranno i risultati. Non vengono dati “compiti a casa” e il tempo di pratica (anche in autonomia) aumenterà in modo naturale: a mano a mano che si progredisce (e si va più in profondità) aumenterà il bisogno di approfondire ancora di più. All’inizio ci sarebbe sembrato assurdo (e impossibile) dedicare al Taiji tutto il tempo che dedichiamo ora mentre adesso è del tutto naturale. Comunque è tutto molto personale e soggettivo: ognuno deve seguire il proprio percorso e deve essere libero di farlo.
No, non vengono date lezioni individuali; le migliori condizioni di crescita si trovano all’interno delle classi collettive.
Certamente sì, ma è ancora più importante che l’allievo riesca a correggersi da solo seguendo le indicazioni che vengono date. Il ruolo dell’insegnante è quello di direzionare la pratica e dare all’allievo gli strumenti per superare i propri limiti.
L’insegnate è semplicemente un allievo con più esperienza che a sua volta continua ad imparare da altri allievi con ancora più esperienza.
Un “buon allievo” è colui che non dà mai per scontato nulla e che ad ogni movimento cerca di fare qualcosa di meglio (più raffinato). All’insegnante non interessa il livello di un allievo, ma solo che continui a trasformarsi.
No, basta un abbigliamento comodo che permetta di muoversi liberamente, nessun tipo di divisa o di abito “orientale”. Spesso va bene anche l’abbigliamento con cui si esce da lavoro.
No, nessun tipo di calzatura o “scarpa da Taiji”. Basta che sia comoda, meglio se permette di sentire nel miglior dei modi la pressione del piede sul terreno. La maggior parte dei praticanti utilizza calzature leggere che si trovano a 10 euro in tutti i negozi sportivi, ma all’inizio vanno bene anche normali scarpe da ginnastica.
Certamente, è possibile fare una lezione di prova o anche semplicemente assistere e osservare.
È possibile iniziare il corso in ogni momento.
Ogni lezione viene chiusa dalla meditazione, principalmente gli 8 sentieri della tradizione daoista, ma non solo.
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