Cenni sul processo del movimento (e sulla Via)
Il “processo del movimento” è qualcosa di molto complesso. Lo scopo di questo articolo non è quello di darne una spiegazione esaustiva, ma semplicemente di evidenziare gli aspetti principali utili per la pratica del Taiji (e per dare un “senso” e una direzione alla pratica stessa).
Energia → forza → movimento
Muoversi è qualcosa di talmente comune per cui abbiamo completamente perso la consapevolezza di “cosa c’è dietro”. Infatti parti del corpo che si muovono nello spazio sono solo la parte finale e più visibile di un processo che inizia con l’intenzione di muoversi.

Come per qualunque oggetto fisico anche per il corpo affinché si possa muovere nello spazio è necessaria l’applicazione di una forza. Ci è del tutto chiaro quando dobbiamo spostare un oggetto pesante (ad esempio un armadio). Questo non si sposta “appena lo tocchiamo”, ma dobbiamo prima incrementare la pressione fino a vincere la resistenza dell’oggetto (inerzia, forza di gravità, attriti) al movimento.
Lo stesso processo avviene anche nel sollevare un braccio, spostare il centro, sollevare il ginocchio, … solo che essendo le masse relativamente piccole anche la forza necessaria è relativamente piccola e non viene percepita.
Affinché possa essere prodotta una forza muscolare i muscoli devono essere prima “energizzati” e attivati. Non stiamo parlando di alcuna energia “esoterica”, ma solo di quella “corporea” dovuta all’attivazione di opportune catene di neuroni di cui si può trovare riscontro in qualunque libro di fisiologia. In questa sede non ci interessano i dettagli “tecnici” (ovviamente molto più complessi). L’idea di base è comunque chiara perché non stiamo parlando di nulla di più di quanto appreso (anche sommariamente) nei corsi di scienza alle scuole secondarie.
Il punto è che anche questa “energizzazione” può essere percepita. Ma a quale scopo dovremmo voler fare una cosa del genere? Si tratta di qualcosa che nelle arti marziali interne (nel Taiji in particolare) è conosciuto da sempre. Di cui si è sempre parlato molto, ma a volte senza spiegarne i motivi.
La famosa “formula” cinese
Uno dei passi più famosi e citati dei “classici del Taiji” è quello che viene sintetizzato con:
Xin Yi Qi Li
Il cinese è sempre difficile da tradurre e racchiude più significati a vari livelli, ma una possibile traduzione può essere:
Lo Xin (Mente Profonda) genera lo Yi (intenzione ed attenzione) che stimola il Qi (energia), che produce Li (forza fisica) [che muove il corpo].
Senza la pretesa di voler esaurire tutti i significati e la profondità della citazione dai “classici” sembra chiaro che viene tracciato un chiaro percorso dal “profondo” (Xin) al “superficiale” movimento.
La Mente Profonda è il reale scopo del Taiji. Poiché questa è troppo lontana dall’ordinario e non può essere compresa dalla mente superficiale possiamo partire da qualcosa di cui abbiamo invece una chiara percezione (il movimento) e seguire il percorso in direzione “opposta” andando in profondità.
movimento → forza → energia → intenzione → Mente Profonda
Se “intenzione” e “Mente Profonda” all’inizio sono solo concetti astratti dall’altro canto abbiamo una piuttosto chiara percezione del movimento, una certa percezione delle forze (almeno in condizioni particolari come in presenza di grosse masse da spostare) e nessuna percezione delle energie corporee, ma sappiamo bene dalla scienza che è qualcosa di reale.
Ecco delineato un cammino concreto e “sensato” verso il Profondo! Migliaia di Maestri e allievi si sono cimentati per anni con grandi sforzi lungo questo cammino passando alle generazioni successive strumenti sempre più raffinati, collaudati ed efficaci.
I livelli
ll nome “9 fields” (9 campi) deriva da quello della scuola di Patrick Kelly “9 clouds” (9 nuvole). Il 9 si riferisce ai 3 livelli ognuno con 3 sottolivelli.

Ha senso parlare solo dei primi 3 sottolivelli dei quali si può avere una qualche percezione/intuizione.
Il livello del corpo profondo appare quando la mente superficiale viene chiusa o nello stato di sonno parziale del momento del risveglio o del momento dell’addormentamento. Esso è composto dai seguenti sottolivelli:
1. movimenti: onde di movimenti percepite dai sensori delle giunzioni e degli stati muscolari (contrazione e rilascio)
tradotto da una dispensa di Patrick Kelly
2. forze: onde di pressione e stretching percepite dai sensori di pressione e stati muscolari (stretch)
3. energia: onde di mente e energia percepite attraverso i sensori di pressione e calore (pienezza e “calore interno”)
A mano a mano che si acquisisce maggiore conoscenza diretta e reale di un livello si apriranno delle “porte” verso il successivo.
Conclusione
Ribadiamo che gli esercizi del Taiji non sono fini a se stessi, ma sono funzionali ad una percorso raffinato da generazioni di Maestri e praticanti e accuratamente progettato per portare alla Mente Profonda.
Un cammino chiaro, ma sicuramente non facile. È normale arrivare a punti dove ci si sente bloccati e impossibilitati ad andare oltre. In questi momenti “critici” c’è chi sceglie di insistere e continuare a fare sforzi, chi sceglie di abbandonare e chi preferisce deviare verso altri percorsi che portano verso altre direzioni. Da questo deriva il proliferare di stili e “interpretazioni” del Taiji.
Ma tutti quelli che invece puntano senza deviare alla reale meta, praticando anche stili ed esercizi diversi, sentono di essere “compagni di viaggio” perché, al di là delle differenze esterne, in realtà sono sulla Via.
Tiziano Moretti