Verso l’interno attraverso il movimento
Abbiamo visto in “Credere solo a ciò che si vede?” che lo sviluppo interiore implica il passaggio dai 5 sensi esterni ai 5 sensi interni. In “La sensibilità” abbiamo approfondito l’argomento. In questo articolo continuiamo lo studio trattando gli aspetti “pratici” ovvero come effettivamente indirizzarci verso i sensi interni.
Il mutamento
Come allenare i sensi interni? Ovviamente cercando di usarli, ma poiché abbiamo poca praticità con essi dobbiamo metterci nelle condizioni ottimali per farne esperienza diretta. Il Taiji potrebbe essere considerato anche un insieme di pratiche collaudate per entrare in contatto gradualmente con i sensi interni.
I sensi non misurano tanto valori assoluti quanto le variazioni. Questo vale anche per i sensi esterni. Ad esempio se un rumore è continuo e uniforme dopo un po’ possiamo anche dimenticarci della sua presenza mentre se varia di continuo attirerà di più la nostra attenzione.
Nel Taiji utilizziamo il corpo come strumento. Il cambiamento (più macroscopico) del corpo è il movimento.
I sensi interni nel movimento
Ricordiamo che i 5 sensi interni sono:
- sensori di dolore
- sensori di temperatura
- sensori posturali (allineamento delle articolazioni)
- sensori delle fasi muscolari
- sensori di pressione
I primi 2 non sono direttamente connessi con il movimento quindi per ora li trascuriamo.
I sensori posturali vengono allenati cercando di essere il più accurati possibile nella forma e in tutti i movimenti in generale. Inoltre le articolazioni devono essere in continuo cambiamento altrimenti internamente non c’è movimento. Ad esempio pensiamo di muovere un braccio nello spazio mantenendo bloccate le articolazioni (spalla, gomito, polso). Questo risulta muoversi esternamente rispetto ad un sistema di riferimento esterno (ad esempio l’angolo della stanza), ma risulta del tutto immobile rispetto ad un sistema interno solidale con il braccio infatti i sensori di posizione articolare non percepiscono alcun cambiamento.
Il corpo per muoversi deve “modificare” lo stato dei muscoli contraendoli e rilasciandoli. Tramite i sensori delle fasi muscolari questi cambiamenti possono essere percepiti. Soprattutto all’inizio e fino a quando non saranno percepiti chiaramente è bene utilizzare forti impulsi di contrazione. Poi le onde di contrazione e rilasciamento saranno sempre più raffinate e morbide fino a quando si potrà lavorare con le fasi di allungamento e deallungamento per cui però servono stati della mente più profondi.
Iniziamo ad allenare i sensori di pressione ascoltando la (variazione di) pressione tra il piede e il suolo. Successivamente, quando avremo raggiunto stati della mente più profondi, ascolteremo le variazioni di pressione all’interno del corpo (in particolare nel centro). Particolarmente importanti sono i momenti in cui inizia l’onda di contrazione e quando il corpo affonda essendo i momenti di massima variazione di pressione.
Gli altri sensi interni
I sensori di dolore e di calore vengono invece utilizzati durante la meditazione cercando nel corpo le sensazioni rispettivamente di formicolio e calore. La prima sensazione è molto più semplice da trovare della seconda. Ad un livello intermedio si situa le sensazioni di pressione anch’essa utilizzata in meditazione.
Le onde
Nel processo di apprendimento è necessario fin da subito non muovere tutto il corpo rigidamente come un unico blocco, ma cercare di generare delle onde. Il principio base è:
Il centro genera forza (e movimento) con la spinta che viene dal terreno e si propaga fino alle mani. Ogni parte del corpo non si muove fino a quando non è stata raggiunta dalla forza. Semplificando al massimo all’inizio seguire il principio: il centro si muove per primo le mani per ultime.
Per approfondire sulle onde:
All’inizio generare delle chiare onde di contrazione e rilasciamento poi si potrà introdurre la fase elastica (cfr: “Impulse and swing” … e oltre). All’inizio cercare di sentire chiaramente:
- la contrazione del quadricipite e dei cambiamenti nel tronco (associati ad un’ampia inspirazione),
- poi una sensazione di galleggiamento
- seguita da un’oda di rilasciamento prima nel petto poi nel quadricipite (successivamente si rilascerà prima dal centro)
Fare attenzione all’inizio della generazione della forza: prima il centro rilascia ruotando per connettersi al terreno poi continua a rilasciare (aprendo la zona lombare) mentre il quadricipite contrare per generare forza.
La mente
Prima il corpo muove e la mente ascolta (con la parte passiva): deve essere percepita chiaramente la differenza tra un muscolo quando contrae e quando rilascia (e successivamente quando allunga nella fase di affondamento). Si deve anche percepire lo stato della mente quando il muscolo contrare e lo stato quando rilascia.
Poi si usa la parte attiva della mente per generare il movimento: prima si invia una forte intenzione di contrarre i muscoli, poi il movimento appare e successivamente una intenzione di rilasciare i muscoli (in seguito anche intenzione di allungamento e deallungamento). Si deve arrivare a percepire la differenze delle 2 intenzioni.
Conclusione
Nei “Classici del Taiji” viene detto:
Prima grande poi piccolo
Grandi aperture e chiusure delle articolazioni, grandi contrazioni e rilasciamenti e grandi spinte e affondamenti nel piede aiutano a lavorare in modo efficace con i relativi sensori.
A mano a mano che aumenta la sensibilità i movimenti potranno ridursi ed essere più sottili. Inoltre si deve cercare un movimento fluido e continuo con le articolazioni sempre in continuo cambiamento.
Inoltre si lavora prima con la parte passiva della mente ascoltando le variazioni di percezione e poi con quella attiva cercando di modificare direttamente la posizione articolare, lo stato del muscolo e la pressione. (per inciso: solo per gli stati muscolari ci sono corrispondenti nervi motori, ma dal punto di vista pratico lavorare attivamente con la mente cercando ad esempio di aprire e chiudere attivamente le articolazioni produce effetti anche se di fatto il movimento viene prodotto dai muscoli)
Ricordiamo per i primi anni lavorare chiaramente ascoltando (poi cercando di generare):
- la variazione delle posizioni articolari mantenendo le articolazioni sempre in continuo cambiamento
- la contrazione e il rilasciamento dei muscoli
- la variazione di pressione tra piedi e terreno
Inoltre generare onde nel corpo fluide e ascoltare il galleggiamento del corpo prima dell’inizio dell’affondamento.
Percepire la differenza nella mente nelle varie fasi del movimento e usare la mente sia nella parte passive che attiva.
Tiziano Moretti