“Impulse and swing” … e oltre

“Impulse and swing” … e oltre

In “I 5 elementi e le fasi muscolari” abbiamo visto come le arti “esterne” siano caratterizzate da un ciclo a 2 fasi:

  • contrazione
  • rilascio

o 3 se includiamo anche la neutra.

Ciclo “esterno” a 3 fasi.

Mentre le arti “interne” hanno un ciclo a 5 fasi con

  • allungamento
  • deallungamento
Ciclo “interno” a 5 fasi.

“Impulse and swing”

Il Maestro Zheng Manqing ha spesso ripetuto che ogni movimento della forma deve contenere 2 qualità:

  1. impulso (impulse)
  2. oscillazione (swing)

Quando ci si muove in maniera naturale e continua i muscoli, per produrre un movimento, devono

  1. prima contrarre,
  2. poi rilasciare questa contrazione permettendo al corpo di continuare a muoversi per oscillazione
  3. finché l’inerzia arriva a termine e ci si ferma.

Quindi ci troviamo nell’ambito del ciclo “esterno” a 3 fasi. Questo non significa però che “impulse and swing” sia qualcosa di semplice (altrimenti il Maestro Zheng non avrebbe insistito su tale argomento), la reale comprensione richiede qualche anno di pratica in particolare per eliminare le contrazioni involontarie che bloccano lo l’oscillazione e rendono poco efficace l’impulso. In particolare nella fase di impulso va eliminata la “doppia contrazione” ovvero la contrazione del muscolo antagonista (che funge quindi da freno) a quello che produce il movimento.

L'”impulse and swing” può essere studiato particolarmente nei 5 esercizi (anche se non si limitano solo a questo). Ad esempio nel primo durante l’impulso, i muscoli estensori spingono contro il terreno, accelerando il corpo e sollevandolo leggermente. Durante l’oscillazione, quando questa spinta viene tolta (il baricentro raggiunge la metà della posizione) il corpo, mentre fluisce verso la fine del movimento, tende a cadere leggermente verso il suolo.

Ma questo è “solo” l’insegnamento più esterno (“pubblico”). Agli allievi interni come Huang Xingxian è stato passato anche il metodo interno.

“Lift and Sink”

Il Maestro Huang Xingxian (allievo del Maestro Zheng Manqing) preferiva parlare di:

  1. sollevare (Lift)
  2. affondare (Sink)

Anche se “impulse and swing” è analogo a “lift and sink” nel primo caso la terminologia fa riferimento al corpo mentre nel secondo caso alla mente.

Inoltre il Maestro Huang aggiungeva che l’affondare è suddiviso in 3 sottofasi:

  1. rilasciare/rilassare (Song)
  2. affondare (Ch’en)
  3. vuoto (Wu/Kong)

Ovvero le fasi 2, 3 e 4 del ciclo interno a 5 fasi a cui ricordiamo corrispondono le seguenti fasi muscolari:

  1. rilasciare/rilassare → rilascio
  2. affondare → allungamento
  3. vuoto → deallungamento

Un impulso (contrazione) fa muovere il corpo, il quale grazie all’oscillazione che ne segue si sposterà cadendo alla gravità terrestre (rilasciamento). Nel momento in cui toccherà il suolo un allungamento delle fasce muscolari rallenteranno la sua caduta, e il seguente accorciamento, fermerà la caduta. Queste due ultime fasi generano lo “stretching attivo” che sono alla base della Forza Elastica Interna, Jin.

Il processo

Quindi il punto “più alto” del movimento Taiji è la capacità di gestire in modo cosciente ed efficiente il deallungamento. A questo corrispondono gli stati più profondi della Mente (nell’ambito di quelli per cui ha senso/si può parlare).

Non ci può essere deallungamento senza un precedente allungamento. Il Taiji (e l’utilizzo della Mente Profonda) inizia con l’allungamento. Lo scopo stesso della forma lenta è quello di sviluppare la forza elastica.

Non è possibile allungare un muscolo contratto (situazione comune di corpi non appositamente allenati). Lo stato di rilascio è la condizione necessaria all’allungamento ed è il “ponte di unione” tra l’arte “esterna” (ciclo a 3 fasi) e l’arte “interna” (ciclo a 5 fasi).

Come fare a rilasciare un muscolo che normalmente mantiene una contrazione involontaria (corrispondente ad una sovra-attività della mente superficiale)? Con una precedente contrazione forte e volontaria. Questo porta da stati superficiali a stati un po’ più profondi della mente superficiale indirizzando quindi il cammino…

È importante sottolineare che il rilascio di cui si parla (giustamente) molto nel Taiji è solo una fase “preliminare” (anche se non breve) e necessaria per il Taiji “vero e proprio” e non lo scopo finale. Fa ancora parte dell’ambito esterno e per tale motivo tutti i Maestri ne hanno parlato liberamente e pubblicamente. La parte interna invece è stata sempre riservata solo agli allievi interni.

Concludendo

Il Taiji inizia con la fase di allungamento ed è a questo che dobbiamo puntare. Ma è bene dedicare i primi anni di pratica principalmente al ciclo esterno contrazione/rilascio (non a caso tanti Maestri hanno tanto insistito sul “rilascio”). Saltare direttamente al solo lavoro interno senza una base renderebbe il percorso ancor più arduo. Forse a tale scopo (ma sicuramente non solo) il Maestro Huang Xingxian ha creato i 5 esercizi per il rilascio e affondamento che vengono eseguiti all’inizio di tutte le lezioni prima della forma.

Tiziano Moretti